Lo Spirito nella Forma

Per comprendere profondamente l’arte giapponese è necessario calarsi in quella mentalità, in quella cultura per cui la bellezza di un’opera non è data unicamente da ciò che si vede; la vera bellezza è quella che si cela ed esprime il proprio potenziale estetico nell’alternarsi di luci ed ombre, pieni e vuoti.
La bellezza orientale sfugge allo sguardo, è misteriosa ed elusiva.
Il Giappone, a differenza dell’Occidente, non categorizza in precisi canoni estetici l’opera d’arte; l’arte è libertà, libertà dell’artista e dell’opera stessa che deve esprimersi senza dover, a priori, limitarsi in particolari interpretazioni. Libertà non significa, attenzione, assenza di regole, perché al di sopra di ogni espressione creativa esistono i principi e i metodi della Tradizione da cui l’artista non può e non vuole prescindere. Che sia un artista di shodo, chanoyu, ikebana, yakimono o bonsai, l’uomo deve intraprendere un lungo percorso di conoscenza accanto al proprio Maestro per comprendere i principi filosofici, estetici e metodologici che vivono nella Tradizione. Solo quando avrà fatto propri questi principi potrà interpretarli ed esprimersi con maggiore indipendenza.
In Giappone non ci si improvvisa artisti delle arti tradizionali, per trovare e comprendere la bellezza universale espressa dalla Natura, l’artista deve percorrere un lungo cammino tecnico e spirituale che lo porti nel cuore stesso della cose.


(tratto da "Lo spirito nella forma " di Daniela Crovella)